Ritorno a casa…

Bello il mio ritorno a casa, in tv, a Quartarete. Lì ci ho passato anni bellissimi. E martedi scorso, il 24 maggio 2016, dopo oltre due anni, sono tornato a condurre un programma (di calcio) in onda proprio su Quartarete. Grazie a Davide Boscaini per l’opportunità. Grazie a tutti gli amici che non mi avevano comunque perso di vista e che hanno avuto il “coraggio” di guardare il ritorno. Grazie anche a chi ha definito la trasmissione “piatta e scontata”. Cercheremo di fare meglio la prossima volta. IL CAMPIONATO

CHE “PAZZA GIOIA”, QUESTO FILM DI VIRZI’

Ancora un bellissimo film di Paolo Virzì, secondo me di gran lunga il miglior regista italiano: LA PAZZA GIOIA è una emozionante, divertente, toccante storia sulla pazzia, sulla depressione, sul disadattamento alla vita quotidiana, ma anche sull’amore, sulla maternità, sulla famiglia, sulla voglia di essere felici, sulla voglia di fuggire e di darsi…alla pazza gioia (fosse anche scappare dal ciak di un film a bordo di una decappottabile d’epoca!)
Straordinarie le due interpreti: Valeria Bruni Tedeschi (la sorella bruttina, ma bravissima, di Carla Bruni), nella parte di Beatrice, una disinvolta donna di classe, di famiglia benestante, con una vita improvvisamente travolta da un amore sbagliato e Micaela Ramazzotti (moglie e musa di Virzì) nel drammatico ruolo di Donatella, una ragazza dal passato di droga, di prostituzione e di un altro amore sbagliato, da cui nasce un figlio, poi dato in adozione, con tutto quello che questo significa per una madre che si è pentita……
Bravissimi tutti gli altri attori, con una nota di merito per una irriconoscibile Anna Galiena e un disilluso Marco Messeri, nella parte dei genitori “disperati” di Donatella. Per dire, che l’infelicità arriva da lontano.
Un consiglio per chi andrà a vedere questo film: portatevi il fazzoletto, si piange parecchio! Ma si ride anche tanto….perchè la vita è cosi.

virzi

E ORA DIRITTI ALLE COPPIE DI FATTO ETEROSESSUALI….

Ok, adesso che è stata fatta GIUSTAMENTE la legge per le Unioni Civili per le coppie omosessuali, diritti-civili(un uomo e una donna che si amano e vivono insieme, ma senza la fede al dito), affinché non siano costrette a contrarre necessariamente matrimonio solo per poter usufruire degli stessi diritti di un marito e di una moglie.
Numericamente, credo di non sbagliarmi, le Coppie di Fatto sono oltretutto molto più numerose delle Coppie Omosessuali.

L’ECATOMBE DEI CANDIDATI-SINDACO A ROMA

A Roma, in questa lunga volata pre-elettorale, stanno facendo tutti il gioco del Movimento 5 Stelle, che non rappresenta nemmeno più una ventata di freschezza, novità e trasparenza (basta vedere il caso del sindaco di Livorno, Nogarin), ma che rimane – agli occhi di molti cittadini – pur sempre una valida alternativa ai “soliti” politici.
Qualcuno si è tirato la zappa sui piedi da solo, come Stefano Fassina, ex Pd silurato dai poteri forti del partito (anche se lui dice di essersi tolto prima che gli dessero il benservito), la cui lista elettorale non è stata ammessa per irregolarità nella raccolta firme e che quindi non potrà essere della partita capitolina, a meno che in extremis non venga accettato il suo ricorso.
Un altro che è stato fatto fuori, stavolta dal “fuoco amico”, è stato Guido Bertolaso, disastrosa scelta berlusconiana sacrificata poi all’altare di sondaggi altrettanto disastrosi per l’ex boss della Protezione Civiel Spa.
Un altro candidato, già più credibile in quanto almeno conoscitore profondo della vita romana, Alfio Marchini, se ne esce con una dichiarazione che assomiglia molto ad un autogol dei più clamorosi: “Non celebrerò mai matrimoni gay”, dichiara proprio alla vigilia dell’approvazione della legge sulle Unioni Civili, scatenando la reazione della ministra Boschi che, tirandogli le orecchie, gli ricorda che “se sarà sindaco, dovrà rispettare la legge”. Marchini si alienerà le simpatie di qualcuno e risulterà simpatico ad altri, ma insomma, poteva evitare questa uscita poco felice, come se i mille problemi di Roma fossero solo i matrimoni gay…
Giorgia Meloni, di tutti, è la più famosa, se non altro per le sue frequentissime apparizioni televisive e la sua gravidanza iper-annunciata. Romana della Garbatella, appoggiata da Salvini (che le procurerà sicuramente un bel po’ di voti e altrettante antipatie), se la gioca con Marchini per far arrivare un candidato del centrodestra almeno al ballottaggio. Con il rischio concreto, però, di farsi fuori a vicenda…
Il candidato Pd, Roberto Giachetti, è davvero pallido e invisibile: di lui si ricorda solo una dichiarazione rilasciata al problema sulla presunta “questione morale” dei suoi candidati nella sua lista: tolleranza zero per chi ha problemi con la giustizia, non sono ammessi nemmeno quelli che hanno preso una modesta querela per diffamazione (reato, si, ma non gravissimo, ad esempio per i giornalisti, a tal punto che dopo 5 anni viene cancellato dal casellario giudiziario). Basterà per guadagnare voti? Ne dubitiamo.
Alla fine, la favorita, è l’avvocatessa Virginia Raggi, classe 1978: parla bene, è di bella presenza, sguscia velocemente dai confronti con gli altri candidati, come l’accusano di fare quelli del Pd. Ma è l’idea (presunta) di “novità” del Movimento 5 Stelle che potrebbe farle prendere il volo. A patto di non fare poi la figura di Pizzarotti a Parma e di Nogarin a Livorno…
Cosa? SINDACO ROMADite che fare peggio di Alemanno e Marino è impossibile? Chissà, speriamo. Ma al peggio, di solito, non c’è mai fine.
Crediamo proprio che i cittadini di Roma abbiano voglia di facce nuove, idee nuove per risolvere problemi vecchi come il Colosseo: dalle buche per strada alla corruzione imperante. Ci vorrebbe un Movimento Gente Onesta. Speriamo presto. 

RIFLESSIONI (AMARE) SUL LAVORO. E NON SOLO IL 1° MAGGIO…

di Luca Colantoni colantoni

Negli ultimi anni ho mangiato troppi bocconi amari, vista troppa polvere, passato troppi momenti bui, alle prese con chi prometteva, chi non pagava, chi ha aperto e chiuso situazioni lavorative per i suoi interessi personali. Alle prese con centinaia di mail da spedire, centinaia di telefonate e di sms senza ottenere uno straccio di risposta. No, oggi Primo Maggio, non me la sento di festeggiare. No, ho troppo rispetto per chi, come me, sa cosa vuol dire cercare e non trovare, sbattere contro muri di gomma e porte chiuse… Al contrario, invece, penso che oggi, nonostante tutto, mi sento fortunato perché non ho mai abbandonato la strada maestra e quindi oggi, per colpe non mie, mi ritrovo a lottare per fare sempre il lavoro che amo e che cercherò di fare fino allo stremo delle forze con voglia e orgoglio perchè ci credo…. Ecco, questo allora è il mio vero augurio per il Primo Maggio: che tutti possano, prima o poi, fare quello che più desiderano, che vengano fatte salve le professionalità di ognuno nei rispettivi ambiti, che ognuno possa vivere felice facendo ciò che sa fare di più e che quindi vengano messi al bando i nani e le ballerine di turno in questo Paese che si dice evoluto, ma che ancora, sottobanco, usa meccanismi da Prima Repubblica per far lavorare gli amici del loro quartierino. Se solo chi ci governa la smettesse con liti da vecchi bottegai per due o tre voti in più e con gli scandali. Se solo chi ci governa la smettesse di perdere tempo in discussioni il più delle volte inutili, di prenderci in giro, di tenersi strette poltrone, di farsi male e farci male. Se solo chi ci governa si guardasse intorno seriamente vedrebbe il vero volto dell’Italia: arte, cultura, gente onesta, grandi lavoratori, eccellenze, professionalità che andrebbero sfruttate e non maltrattate… e forse saremmo un Paese migliore… ma finchè non sarà così, mi dispiace, ma non sarà mai un Buon Primo Maggio… !!!

Non ci sarà un bis, ma questo Leicester rimarrà per sempre nella storia….

di Darwin Pastorin
(Huffington Post)

Dunque, è vero. Non è stato un sogno, non sono le pagine di un romanzo ritrovato di Osvaldo Soriano, è tutto vero, assurdamente, splendidamente vero: nella terra del football trionfa il brutto anatroccolo trasformato in principe, un principe vestito di blu: il Leicester dell’italiano, di Roma del Testaccio, Claudio Ranieri.

Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Liverpool a inchinarsi. E tutti noi, nessuno escluso, a scoprirci “tifosi” di questi ragazzi che hanno fatto l’impresa, contro ogni pronostico, contro i club miliardari, un titolo conquistato giorno dopo giorno, canto dopo vanto, verso dopo verso, in campo e fuori. Ha ragione Alessandro Del Piero: “Racconterò questa storia ai miei nipoti”, così come abbiamo raccontato ai nostri figli, non solo le imprese degli eroi salgariani, ma lo scudetto del Cagliari del 1970: anche in quella abbagliante e memorabile stagione il calcio si vestì di favola e di meraviglia. Juve, Milan, Inter, Fiorentina, Napoli a guardare, ammirati e increduli, storditi. E c’è un filo conduttore tra le due conquiste. Ed è proprio Claudio Ranieri. Pochi giorni prima di sentirsi la Premier League in tasca, salutò con un video il Cagliari sicuro di ritornare in A. Fu il tecnico romano, dal 1988 al 1991, infatti, a ridare luce e gloria alla compagine sarda, portandola dalla C di nuovo alla massima serie. Ecco: come nella vita e nella storia, tutto infine ritorna. Su altre sponde, ma ritorna.

Ranieri non è più il “Tinkerman” del Chelsea, ovvero il “mister” rappezzatore e persino maldestro, non è più l’eterno sconfitto, il dimenticato d’Italia, il perdente di lusso: a Leicester è, ormai, un divo, vogliono fargli una statua, allo stadio gli cantano “Volare”, e “Il blu dipinto di blu” mette insieme la nostra canzone più amata all’estero e il club che tutto il mondo sta applaudendo, anche perché non è vero che i soldi sono tutto: pure oggi vince il sentimento, la poesia.

Il Cagliari scommise su un giovane attaccante, Gigi Riva, che nessuno voleva e che appena sbarcato in Sardegna pensava di essere finito in una specie di prigione. Riva diventò, invece, il breriano “Rombo di Tuono” e disse no a tutte le lusinghe miliardarie e ora la gente sarda è la sua gente. E per i pastori della Barbagia continua a essere perfetto come un dio greco. Ranieri ha puntato le sue carte su un attaccante, Jaime Bardy, che fino a qualche anno fa sbarcava il lunario facendo il metalmeccanico a Sheffield e venne scartato dal Lipsia: adesso tutti lo vogliono. Per non parlare del centrocampista algerino Riyad Mahrez, eletto miglior giocatore di questa stagione, e pescato tre anni fa nella serie B francese. Ma il merito principale va a Ranieri, al suo essere perbene, alla sua serietà e alle sue capacità. Il Cagliari vinse grazie alle strategie e al “lasciar vivere” del filosofo Manlio Scopigno, il Leicester deve le sue fortune a questo italiano mite, nobile, che si è preso la sua rivincita nel modo migliore. Facile vincere con il Real Madrid o il Bayern Monaco, provateci con una squadra inglese data sempre per retrocessa, o quasi.
ranieri
Anche José Mourinho si è lasciato andare, ed era tempo, in apprezzamenti sinceri nei confronti di Claudio Ranieri: non più battute al veleno e facile ironia, ma il rispetto che si deve a un professionista esemplare. Probabilmente non ci sarà un bis. Il Leicester resterà come il Cagliari. Ma una vittoria, quella vittoria, ha il valore di poema omerico. Resterà scolpita nella roccia. Nella memoria, nella nostalgia, nell’orgoglio di chi ha vinto, nella narrazione epica. Una, soltanto una: ma indimenticabile. Sempre e per sempre. Dilly Ding, Dilly Dong!