L’importanza di chiamarsi Jannik Sinner

Da oltre un anno Jannik Sinner è il numero uno al mondo e dopo la vittoria Wimbledon questo è un primato destinato a consolidarsi.

“Il sogno si è avverato e sono qui” queste le parole del giocatore altoatesino dopo aver ricevuto il trofeo dalla Principessa del Galles.

Il numero uno del tennis ringraziando il suo team e la sua famiglia dice anche “lavoriamo sempre per migliorare il tennista ma anche l’uomo”.

E forse in queste parole e nel ringraziare di essere in buona salute che c’è l’anima di questo ventitreenne, nuovo re di Wimbledon, dopo un 2025 che è stato, fin qui, una sorta di ottovolante di emozioni, pressioni, divorzi, sconfitte e vittorie.

Ha scritto pagine storiche per il tennis italiano. L’anno è iniziato con la difesa del titolo all’Australian Open (12-26 gennaio), dove ha sconfitto Nicolás Jarry, Tristan Schoolkate, Marcos Giron, Holger Rune, Alex de Minaur, Ben Shelton e Alexander Zverev in finale, vincendo in tre set e diventando il primo italiano a conquistare due titoli Slam in singolare maschile. Ma a febbraio, Sinner ha affrontato la sospensione di tre mesi (9 febbraio-4 maggio) imposta dalla WADA per una positività al Clostebol nel 2024, dovuta a una contaminazione involontaria. L’accordo extragiudiziale ha confermato la sua responsabilità oggettiva per la negligenza del suo team, ma ha permesso il ritorno agli allenamenti dal 15 aprile e quindi la possibilità di giocare gli Internazionali d’Italia, un torneo a cui teneva molto.

Il rientro, costellato da polemiche dagli attacchi di alcuni giocatori del circuito, la sensazione di isolamento non devo essere state facili da gestire ma il team, e soprattutto Vagnozzi e Cahill, sono stati fondamentali.

Dopo oltre tre mesi di stop torna in campo a Roma e raggiunge la finale, la prima per un italiano dal 1978, ma è sconfitto da Carlos Alcaraz. Arriva in finale, la prima, anche al  Roland Garros,  e di nuovo l’avversario è Alcaraz. Cede dopo un’epica battaglia di cinque set, la più lunga nella storia del torneo. E’ durata 5 ore e 29 minuti.

La sconfitta brucia. Molti si domandano come reagirà il campione e come assorbirà il colpo.

Rientra sull’erba all’ATP 500 di Halle (17-23 giugno), ma viene eliminato al secondo turno da Alexander Bublik. Sembra uno stop. 

Prima del torneo di Wimbledon arriva la notizia della separazione dal preparatore Panichi e dal fisoterapista Badio. Ne parla lui stesso nella conferenza iniziale di Wimbledon “No, non è successo niente di grave. Non è successo niente di grosso. Ci siamo separati non molto tempo fa, ma non mi sta causando dei problemi. Sono pronto a competere. Mi sento libero. È stata una decisione che ho preso dopo Halle”.

E siamo a Wimbledon. Il percorso nel torneo inglese è sembrato interrompersi nell’incontro con Dimitrov ma l’incidente che ha costretto il bulgaro al ritiro lo ha portato in finale per l’ennesimo scontro con Alcaraz (13 incontri tra i due).Ma prima dell’epilogo ci sono ancora due ostacoli e un dolore al gomito che potrebbe creare problemi. Il primo è Ben Shelton, il giovane americano di belle speranze, che viene liquidato in tre set.  L’abbraccio finale tra Cahill e Vagnozzi è il segno quasi di una svolta, di come forse in quel momento ci si fosse gettati alle spalle un periodo difficile. E anche lo sguardo di Sinner è più sereno. In semifinale c’è l’eterno  Novak Djokovic e l’incontro sembra proprio un passaggio  delle consegne. Il vincitore di ben 7 Wimbledon e il numero 1 attuale. Finisce in tre set senza storia.

E poi la partita con lo spagnolo dove dopo il primo set aleggiava lo spettro del Roland Garros e che Jannik Sinner ha scacciato dal campo dominando l’incontro, controllando i momenti delicati e gestendo tatticamente e mentalmente ogni scambio tanto che lo spagnolo ad un certo momento si è rivolto al suo box “non so come gestirlo, soprattutto da fondo campo”.

Alla fine di 4 set l’altoatesino batte il palmo sull’erba dell’All England Croquet and Lawn Tennis Club e poi corre ad abbracciare mamma e papà. E c’è in quell’abbraccio tutta la tenerezza e la gioia possibile. E poi Vagnozzi e Cahill, il “secondo papà” che forse per una scomessa persa non lo lascerà a fine anno perchè oramai anche loro due sono “famiglia”.

È diventato il primo italiano a vincere il singolare maschile a Wimbledon, interrompendo una striscia di cinque sconfitte consecutive contro Alcaraz e adesso il conteggio tra i due è 8 a 5 per lo spagnolo, in attesa del prossimo “duello” che regalerà sicuramente attese, spettacolo e grande tennis.

Wimbledon (Regno Unito), 13.7.2025.

60 giorni da Papa!

Oggi, 8 luglio 2025, si celebra il secondo mese di pontificato di Papa Leone XIV, eletto al soglio pontificio lo scorso 8 maggio. 
Per Robert Francis Prevost non sarà facile far dimenticare Papa Francesco: il Pontefice nato a Chicago, con parenti immigrati francesi, spagnoli e italiani, molto attivo con gli “ultimi” del Perù, per ora non ha dimostrato lo stesso carisma del suo predecessore, né l’empatia immediata che aveva ispirato Papa Bergoglio già al momento della sua elezione. 
Sussurrandolo sottovoce, e captandolo da più parti, Papa Leone viene definito “scialbo”, persino “invisibile”. In realtà, in questi 60 giorni in Vaticano, a parole si è speso più volte per la fine della guerra…delle guerre…eppure il suo messaggio di pace pare davvero inascoltato dai Grandi della Terra. 
Proprio in questi giorni, Papa Leone si trova in “vacanza”, nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Qualcuno – sui social –  ha ironizzato su queste sue ferie “maturate” dopo appena due mesi di…lavoro, altri hanno parlato di rischio-stress per il Santo Padre. 
Non voglio giudicare, e – ovvio – non lo so per esperienza, ma indubbiamente diventare Papa ed essere continuamente esposto ai riflettori del mondo, un certo stress lo comporta senz’altro. 
Diamo tempo al tempo, a Papa Leone: diamogli anche il tempo per ambientarsi e per provare ad “incidere” maggiormente – per quanto è nelle sue possibilità di capo della Chiesa Cattolica – sulle sorti del nostro travagliato mondo. 
L’8 luglio, tornando indietro al 1978, è anche il giorno dell’elezione di Sandro Pertini a Presidente della Repubblica Italiana: ma questa è un’altra storia….

10 anni.

Sono dieci anni esatti che ci hai lasciato, caro vecchio Balbo!
Era il 30 giugno 2015, avevi appena 40 anni.
Un brutto male ti ha portato via in pochi mesi.
Almeno ci siamo sentiti per telefono il giorno prima e so che mi aspettavi all’ospedale…
Da allora mi sono impegnato a ricordarti il più spesso possibile, venendo a trovarti al cimitero di Corporeno dove riposi e grazie alle tante foto che abbiamo fatto insieme.
So che tu non gradiresti troppo di essere “esposto” su Facebook, schivo com’eri, e mi diresti bonariamente “E basta con ‘ste foto!”, ma sorridendo. Come quella volta, in Germania, sotto il diluvio: tu eri bagnato come un pulcino e io continuavo a fare le foto….
In realtà, ti faceva piacere che io immortalassi i nostri viaggi e i nostri giri, per poi far vedere le foto agli amici e per ricordarli insieme.
Adesso, ne sono sicuro, faresti il sommelier in tante degustazioni di vino, in Piemonte, in Toscana, in Veneto, ovunque…….
C’erano ancora tante avventure da fare insieme.
Un giorno o l’altro ricominceremo.
Sempre nel ❤️.

Per sempre Pierino!

Per sempre Pierino, per sempre Gian Burrasca, Giggi il Bullo e Paulo Roberto Cotechinho, ma anche qualche piccola parte con Fellini: per sempre un pezzo di giovinezza “maliziosa” che se ne va.
Il mitico Alvaro Vitali ci ha lasciato, a 75 anni.
Ci lascia in eredità i suoi tanti film (nella foto “Pierino contro tutti”, con Michela Miti), per farci una risata spensierata, che fa sempre bene.
Rip, Alvaro
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