Il coraggio delle sorelle Mirabal: l’origine del 25 novembre contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.
Quella del 25 novembre non è una data scelta a caso dall’ONU: ricorre infatti l’anniversario dell’assassinio delle sorelle Mirabal, tre coraggiose donne rivoluzionarie, che furono assassinate nel 1960.

Le sorelle Mirabal e l’assassinio del 25 novembre

Le sorelle Mirabal

In una foto degli anni ’50 le sorelle Mirabal appaiono forti, sorridenti: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa sono le tre sorelle uccise brutalmente il 25 novembre del 1960 dal regime del dittatore Trujillo – in Repubblica Dominicana – a cui loro avevano tentato di opporsi. Questo evento e questa data sono stati scelte dall’ONU come simbolo della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra in tutto il mondo nello stesso giorno.

La trentennale dittatura di Trujillo sulla Repubblica Dominicana viene considerata una delle più dure dell’America Latina: dal 1930 al 1960 si calcola che furono uccise più di 50.000 persone.
Le sorelle Mirabal provenivano da una famiglia benestante che – come molte altre famiglie – era stata espropriata dei suoi beni dal regime; erano donne colte e decisero di organizzarsi per combattere contro le atrocità commesse da Trujillo. Insieme ai loro mariti diedero vita al “Movimento 14 giugno“, gruppo politico di opposizione clandestina che prese piede in tutto il paese. Ma i membri che ne facevano parte vennero perseguitati e molti incarcerati, comprese le sorelle Mirabal e i loro coniugi. Le donne furono poi liberate ma uccise brutalmente in un agguato
: mentre si recavano in macchina a visitare i loro mariti nella prigione di Puerto Plata, l’auto fu fermata dal Servicio de Inteligencia Militar, le passeggere fatte scendere e, condotte in una piantagione di zucchero, furono uccise a bastonate.

La morte delle sorelle Mirabal

Le sorelle Mirabal erano cadute in un’imboscata del regime. I cadaveri furono poi rimessi in macchina per simulare un incidente al quale però nessuno credette. Nonostante la censura imposta dal regime di Trujillo, fu subito chiaro che le sorelle Mirabal erano state uccise e molte coscienze si scossero. La figura di Trujillo iniziava a tramontare e la dittatura a scricchiolare: anche gli Stati Uniti, che lo avevano appoggiato fino a quel momento, smisero di proteggerlo dopo il suo tentativo di far assassinare il presidente del Venezuela Betancourt, contrario alla sua dittatura.

Quando a Minerva Mirabal dicevano che Trujillo l’avrebbe fatta ammazzare, lei rispondeva: “Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”. La promessa di Minerva si è realizzata: dall’assassinio delle sorelle Mirabal la dittatura di Trujillo ha iniziato a scricchiolare.

Qualche mese dopo il dittatore venne assassinato e, nel 1962, si tennero finalmente le prime elezioni libere dall’inizio della dittatura.

Giornata contro la violenza sulle donne: i simboli

I simboli della Giornata contro la violenza sulle donne

I simboli della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sono le panchine e le scarpe rosse, simboli che rappresentano la lotta contro la violenza di genere. L’uso delle scarpe rosse è stato ispirato dall’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet, intitolata Zapatos Rojos (“Scarpe Rosse”) e realizzata nel 2009 per ricordare le donne vittime di violenza della città di Ciudad Juárez, in Messico. Elina Chauvet posizionò 33 paia di scarpe di donne rosse in una piazza della città.

Da allora, le scarpe rosse sono diventate un segno universale per sensibilizzare sull’importanza di combattere ogni forma di abuso contro le donne e per promuovere una cultura di rispetto e parità.

In seguito, anche la panchina rossa è diventata un simbolo di sensibilizzazione e memoriale per le vittime di femminicidio e violenza di genere. La panchina rappresenta un “posto occupato”, un ricordo visibile e fisso delle donne che hanno perso la vita per mano di chi avrebbe dovuto amarle e proteggerle.

“Un letto per due”: la storia di un matrimonio, tra gioie e dolori, speranze e rimpianti

C’è tutto il talento da drammaturgo del grande Tato Russo – autore, produttore e ri-fondatore del Teatro Bellini di Napoli – nel testo dello spettacolo teatrale “Un letto per due”, in scena in questo fine settimana a Torino, al Teatro Gioiello. 
In un crescendo agrodolce, lo spettacolo mette in scena…lo spettacolo della vita e, in particolare, del matrimonio: la storia di Riccardo e Marina, il cui matrimonio – dopo 35 anni – è forse alla fine, tra difficoltà, tribolazioni, speranze, delusioni, gioie, ripensamenti, contraddizioni ed emozioni. 
Sul palco, i protagonisti sono due grandi attori, compagni di teatro e di vita: Riccardo Polizzy Carbonelli – storico volto televisivo della fiction “Un posto al sole” su Rai Tre, nel ruolo del “cattivo” Roberto Ferri – che interpreta un marito dolce, disincantato e infedele, eppure ancora innamorato della moglie Marina, nei cui panni troviamo Marina Lorenzi, attrice teatrale arguta e sensibile, che in scena diviene una moglie premurosa e disattenta e, al tempo stesso, ruggente e disperata. 
Lo spettacolo, della durata di un’ora e mezza da “vivere” tutta d’un fiato, ha come ambientazione la sola camera da letto dei due coniugi, dominata dal loro grande letto a due piazze al centro della scena. 
In mezzo, come un grande orologio biologico, scorre tutta la vita trascorsa insieme da Riccardo e Marina: il fidanzamento, il matrimonio, la nascita del primo figlio, il successo di Riccardo come scrittore, la relazione extraconiugale di lui, le nozze della loro figlia, i problemi di salute del figlio, la casa che da nido d’amore diventa “prigione” di grandi dolori e “umani comportamenti”, che fanno il conto con i “fantasmi” di ieri e di oggi, sia di Riccardo che di Marina. 

C’è il lieto fine? Questo lo scoprirete solo a teatro. 
Le scene e la regia sono firmate da Luca Galassi, le coreografie sono ad opera di Aurelio Gatti, che arricchisce la scena, in danza, con le virtuose ballerine Paloma Dionisi e Natassja Rottoli dell'”Incorporea Group”. I costumi sono realizzati da Giusi Giustino, il light design è affidato a Roger La Fontaine, realizzazione scenografica di Peppe Zarbo (altro volto noto di “Un posto al sole”), musiche di Zeno Craig. 

“Un letto per due” è un intenso racconto che trasforma la (presunta) favola del matrimonio in un percorso di vita realistico, tragicomico e significativo, in cui tutti noi – nel bene o nel male – potremo riconoscerci. 

W Halloween!!!!!

La parola Halloween o Hallowe’en risale al 1745 circa ed è di origine cristiana. La parola Hallowe’en significa, alla lettera, “sera dei Santi”. Deriva da un termine scozzese per All Hallows’ Eve, cioè “vigilia di Tutti i Santi”. In scozzese la parola eve è even, talvolta contratta in e’en o een.

Il giorno dei morti è il 2 novembre, non è una festa pagana e non c’entra niente con Halloween.

(Nella foto: la Morte, interpretata da Santiago. Ma si è dimenticato la Falce…)

La Morte, interpretata da Santiago. Ma si è dimenticato la Falce....