Non ci sono più i dolcetti e gli scherzetti di una volta…

Scrivo nella notte di Halloween, verso sera. Sono al lavoro, non ho particolari altri impegni, né appuntamenti da rispettare. Non festeggerò Halloween per vari motivi: innanzitutto non ho più l’età per queste simpatiche “pagliacciate”, poi non mi è mai piaciuta questa americanata trasformata in festa posticcia e commerciale anche per noi italiani, poi non mi sono particolarmente simpatici nè gli zombie nè i vampiri e, infine, se proprio devo travestirmi, preferisco decisamente il caro vecchio Carnevale. Dulcis in fundo, scopro che non ci sono più i dolcetti e gli scherzetti di una volta: basta vedere la vignetta qui sotto, per capire come sono cambiati i tempi – anche alimentari – dei nostri bravi bambini, gli unici che – bussando casa per casa – trovano ancora lo spazio per divertirsi con questa festa un po’ occulta che, qualcuno, addirittura, ha definito “di Satana”. Un po’ eccessivo, non trovate? Comunque sia, ogni occasione è buona per festeggiare, perchè no? Chi vuol esser lieto sia, che del Doman non v’è certezza, dice Lorenzo il Magnifico, in altri tempi. E allora, buon Halloween a tutti! Ma da domani, torniamo seri. Che ci sono commemorazioni più importanti da celebrare, quelle della nostra tradizione: Ognissanti e, soprattutto, i nostri cari Defunti. halloween

Maledetto terremoto, perchè non ci lasci in pace?

Il terremoto ha colpito ancora. Stavolta senza lasciare alcuna striscia di morte, ma solo distruzione, macerie, rovine, disperazione e paura. E’ il terremoto del terrore. Lo sanno tutti quelli che hanno dovuto subire un sisma pesante di una magnitudo particolarmente alta. E le popolazioni italiane, da Nord a Sud, cominciano ad essere parecchie ad aver avuto questa ben poco piacevole esperienza. Da L’Aquila 2009 all’Emilia 2012, passando per il Centro Italia, due volte, in questo maledetto 2016. Quasi 300 vittime ad Amatrice, Accumoli e Arquata, “soltanto” danni materiali a Visso, a Ussita, a Castelsantangelo sul Nera, a Norcia e a Tolentino, dove si registra l’unica vittima, causata dal crepacuore, da un infarto. Un terremoto devastante per i 22mila sfollati e per il nostro povero patrimonio culturale (penso, ad esempio, alla Basilica di San Benedetto di Norcia). Perchè è proprio la paura a dominare il futuro di queste popolazioni: la paura che il maledetto terremoto possa tornare. La paura che è che queste non siano solo scosse di assestamento del sisma del 24 agosto, ma una nuova, bastarda faglia che va a squarciare chissà fino a quando il nostro angusto Appennino dell’Italia Centrale, spaccando intere montagne e terreni.
La paura, quella, ci accompagnerà sempre: e lo posso dire anch’io, come lo possono dire tutti gli emiliani colpiti dalle due scosse del 20 e del 29 maggio 2012. La paura è la cicatrice pià profonda, che resta, che nessuna ricostruzione (ricostruiremo davvero tutto, come hanno assicurato Mattarella, Renzi ed Errani?) potrà mai rimarginare. E poi, possiamo pure dire, stavolta, di essere stati fortunati: la prevenzione è servita a qualcosa, in questa occasione. Perchè i danni di questo devastante terremoto di magnitudo 6.5 avrebbero potuto essere molto più terrificanti, se non ci fossero stati i lavori di adeguamento antisismico fatti proprio in queste zone dopo il terremoto del 1997, che anche allora colpì Marche e Umbria, con il famoso crollo all’interno della Basilica di San Francesco di Assisi. Almeno, quell’esperienza ci è stata utile, ora. Almeno questo. Poi, bisogna chiedersi – e chiedere agli esperti geologi e sismologi – perchè questo maledetto terremoto non ci lascia più in pace? Una volta, i terremoti così distruttivi erano più rari, meno frequenti, ma poi forse non è nemmeno così vero (1968 Belice, 1976 Friuli, 1980 Irpinia…). O no? Come facciamo a convivere sempre con questo terremoto del terrore? Non c’è nessuno che ci possa confortare? Altrimenti, lo scrivo con preoccupazione, siamo messi male. non usare viss

SIAMO TUTTI GORINO. NON PROPRIO TUTTI, DAI. CI SONO ANCHE AGLI ABITANTI DI BUONISTOPOLI

Innanzitutto, qui gli unici che potrebbero raccontarci come sono andare veramente le cose sono gli abitanti di Gorino, frazione del comune di Goro, in provincia di Ferrara e lo stesso piccolo gruppo – pare solo una ventina di donne e bambini – di profughi che, una volta arrivati in paese, avrebbero dovuto alloggiare nell’ostello. Una normale forma di accoglienza, dove il “normale” lo è diventato da quando ogni angolo del nostro paese, dei nostri paesi, è diventato un campo “di concentramento” e transito – perdonatemi l’espressione, ma temo calzante – per i tanti disperati che scappano o dalla guerra, o dall’Isis, o da dittature o da bombe (anche americano-russe) o, semplicemente, da una situazione economica disastrosa, senza futuro. Io sto dalla parte della popolazione di Gorino. Qualcuno, prima o poi, l’avrebbe fatto, l’avrebbe dovuto fare. La tensione sociale è ormai alle stelle, serviva un segnale forte, arrivato in maniera casuale, spontanea, non organizzata, quindi si tratta di un segnale più autentico, più vero. Come un urlo nella campagna ferrarese: “Non ne possiamo più!”. Come potrebbero urlarlo dappertutto, in tutta Italia. Dove li mettiamo questi poveri Cristi? Non lo siamo già anche noi, poveri Cristi (fatte le dovute proporzioni)? Se lo domandano in tanti, in questo complicato periodo storico.
Se lo domandano tutti, tranne gli abitanti sempre numerosi e rumorosi di Buonistopoli, ai quali piace garantire l’accoglienza (privati e cooperative) non esattamente gratuita (perché lo Stato paga per far accogliere gli immigrati!) e garantirsi il loro futuro Paradiso personale. E io, personalmente, non ce l’ho con questi disperati che cercano solo migliori condizioni di vita e un futuro migliore, anche a costo di crearselo in un paese lontano dal loro. Al loro posto farei la stessa cosa, come migliaia di italiani – ce lo ricordiamo, si – hanno fatto in un passato nemmeno troppo lontano e, per certi versi, stanno riprendendo a fare, visto che questo paese offre ben poco a chi resta. O no?
Io ce l’ho con chi, politici in testa e buonisti subito dietro, permettono che tutto questo “gioco al massacro”, tutta questa “bontà ad orologeria”, sia a favore – quasi come un piccolo grande privilegio – solo di chi viene da fuori, da chi ha lo statuto di “richiedente asilo politico”. Loro in hotel, noi a dormire in macchina, senza un soldo. Capita. Ma non è colpa dei profughi. E’ colpa di chi permette tutto ciò. A che pro? Umana accoglienza? Magari fosse così, ma non credo. La situazione è esplosiva. Uno Stato come l’Italia dovrebbe innanzitutto tutelare gli italiani. Altrimenti è inutile andare a votare per cambiare la Costituzione che, per chi non riesce ad arrivare a fine mese, è davvero un concetto astratto, astrattissimo. Purtroppo, già da un po’, è iniziata la Terza Guerra Mondiale. La guerra tra poveri. gorino-675-2

Una foto, una storia. Anzi, due.

Guardando questa fotografia di due giovani e forse scapestrati studenti, viene da pensare una cosa ai limite dell’impossibile: “Possibile che uno di questi due ragazzi, un giorno, possa diventare Presidente degli Stati Uniti d’America?”. Per chi non li avesse riconosciuti, i due studentelli sono Bill Clinton e Hillary Diane Rodham, nei loro anni di Università, alle fine degli anni ’60, quando si conobbero, si innamorarono l’uno dell’altra e delle loro reciproche battaglie, politiche e sociali, lui in politica, lei come avvocato.
Tutto bene, una grande storia (anzi, due) testimoniata da una foto che, con il tempo, ha acquisito un grande valore. Eh già, perchè non solo uno dei due studenti qui ritratti + diventato Presidente degli Stati Uniti d’America (Bill Clinton), ma anche perchè la legittima consorte (che qualche pubblica umiliazione l’ha pure dovuta subire) può diventare anch’ella Presidente, la prima donna della Storia. Quella con la S maiuscola. Chissà se quei due ragazzi, immortali in questa storia, l’avrebbero mai anche solo lontanamente immaginato. 2 bill-e-hillary-university

CULLE SEMPRE PIU’ VUOTE: CI SARA’ UN PERCHE’….

Nel 2015, in Italia, la riduzione della natalità ha toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia, ma nel 2016 i numeri sono risultati ancora peggiori. E’ questo il quadro emerso dai dati pubblicati dall’Istat, che per la prima parte del 2016 disegnano un futuro davvero fosco dal punto di vista demografico. Vale a dire un calo mai registrato in epoca recente, addirittura del 6%. In numeri assoluti significa 221.500 nuovi nati contro i 236.100 di un anno fa.
Le ragioni che stanno ostacolando, dopo il 2010, una significativa ripresa della natalità nel Paese sono diverse, ma gli esperti ricordano che il recente calo delle nascite è in parte riconducibile anche alla trasformazione strutturale della popolazione femminile in età feconda dai 15- 49 anni, dal momento che le donne in questa fascia di età sono oggi meno numerose e mediamente più anziane. E se il trend delle coppie italiane è ormai quello di fare sempre meno figli, gli immigrati invece avevano in qualche modo impedito il tracollo, ma gli ultimi dati stanno dimostrando una frenata in questo senso, si sta infatti riducendo anche il contributo delle cittadine straniere alla natalità.

161106-014

L’apoteosi (finita male) dell’uomo non qualunque….

Mentre in America stanno per decidere quale sia il male minore (Trump o Hillary?) per il loro futuro e noi ci dibattiamo tentando di capire qualcosa sul referendum costituzionale del 4 dicembre (SI o NO?), dalle pieghe della cronaca (rosa o nera?) ritorna in copertina nientepopodimenoche Fabrizio Corona. L’ex galeotto più famoso d’Italia, ad un passo dalla redenzione, è finito ancora una volta nei guai, ancora una volta in galera. Ancora una volta per una questione di soldi: non estorsione, ma “semplici” guadagni (in bianco o in nero? che domanda!) frutti di ospitate in discoteca e locali vari, da quando ha ottenuto il permesso per farle. Un bel gruzzolo: un milione e 700 mila euro, pare. Nascosti nel controsoffitto della sua casa. E adesso gli inquirenti – la squadra Mobile della Questura di Milano – stanno cercando un altro “tesoretto” da circa un milione di euro, che sarebbe nascosto in qualche banca di uno sperduto villaggio dell’Austria. Per evitare fisco e Guardia di Finanza, s’intende.
E cosi, per colpa di questa ennesima marachella, il Tribunale di Milano gli ha revocato l’affidamento in prova ai servizi sociali. Un altro brutto colpo per Fabrizio Corona, che dopo due anni e mezzo di galera, un soggiorno nella comunità del mitico Don Mazzi e una autobiografia dal titolo “Mea Culpa”, sperava proprio di poter tornare alla vita di prima (certo meno mondana, per spegnere il “diavolo” che c’è in me: parole sue) e lanciarsi nel mondo dell’editoria. Tutto bloccato. Come nel Monopoli: vai in prigione senza passare dal via!
Lungi da noi l’idea di vittimizzare Corona – personaggio invero ben poco simpatico, soprattutto nella sua versione patinata dell’apoteosi dell’uomo (non) qualunque -, ma è vero che si nota un certo accanimento giudiziario e mediatico nei suoi confronti. Certo, non uno stinco di santo. Ma nemmeno il peggior criminale d’Italia, come altri – con ben altri reati sul groppone – che si godono ancora la libertà, impuniti. Deve aver dato fastidio a qualcuno, a qualche pezzo grosso, Corona: con la sua faccia tosta e le sue foto indiscrete.
Del resto, Al Capone finì in galera per evasione fiscale, non perchè era il capo della mafia americana. Corona ci finisce per un po’ di “nero”, quello che “fan tutti”, per abitudine e, di questi tempi, per necessità. Ben venga la severità e la certezza della pena sempre invocata. Ma con tutti. Non soltanto con il primo bullo televisivo che capita. Altrimenti è troppo facile. Altrimenti è sbagliato. mea culpa