“Non è Francesco”. Leone XIV, un moderato che si spera possa fare molto per la pace

di Moreno D’Angelo

“Non è Francesco”. E’ moderato, cauto nei toni ma non certo un conservatore e meno che mai vicino a Trump contro cui è stato in polemica sulla questione migranti.  E’ stato eletto, dopo il quarto scrutinio, il primo Papa nord americano, Francis Prevost, che ha scelto il nome di   Leone XIV. Un nome inatteso, per i non addetti ai lavori,  che ha destato una certa sorpresa tra i 150mila che che affollavano Piazza San Pietro dopo la decisiva quarta fumata.

In molti si aspettavano un italiano. Molti puntavano sul porporato veneto Pietro Parolin, che , come al solito da favorito è rimasto bruciato. I 133 cardinali, provenienti da ben 70 paesi hanno scelto il 69enne agostiniano americano con una lunga missione in Perù.  Nominato anch’esso cardinale da Papa Francesco. Non a caso nella sua presentazione si è rivolto anche in spagnolo.  

E’ presto per dare giudizi. Tuttavia Il nuovo papa si è dimostrato nella sua presentazione , oltre che commoss,  cauto nei toni, evitando battute fuori dal contesto ufficiale, ponendo come fattore centrale la necessità di costruire ponti e dialogo per la pace. E’ significativo che abbia ricevuto le congratulazioni, oltre che da Trump, dal discusso Patriarca di Mosca Kyrill, mai tenero con Francesco, che si è augurato lo sviluppo delle relazioni tra le Chiese cristiane.

Ci vorrà tempo per capire la sua linea per dare una scossa a una chiesa sempre più in crisi di vocazioni e nella partecipazione dei fedeli, cui si aggiunge una pesante quadro finanziario.

Un Papa, diverso da Francesco, che pare quanto mai cauto sul tema riforme (sacerdozio, ruolo delle donne, diritti civili),  mentre è  estremamente in linea con il suo predecessore su dignità e accoglienza dei migranti. Insomma un pontefice che  si potrebbe definire un democristiano, ben lontano dalle logiche populiste, autocratiche e assolutiste che oggi vanno di moda anche in Europa.

Leone XIV non risulta inviso ai conservatori americani ed a quella galassia tradizionalista e complottista che, specie dall’America, ha dipinto Papa Francesco come eretico, usurpatore e anticristo, alimentando sul web la favole del codice Ratzinger. La sua omelia contro chi ricorre ad un Cristo Superstar come una sorta di supereroe, vedendo in questo approccio una sorta  di ateismo, è sembrato un  attacco a quelle comunità evangeliste e sette  che invocano il salvatore come un ancora di salvezza in chiave di totale esaltazione mistica.  

Il Papa non è sembrato, ma siamo solo all’inizio, particolarmente empatico. Ricordiamo come l’empatia la capacità di dialogare con le masse , sia quanto mai importante. Figure molto diverse ma estremamente empatiche come Papa Luciani, Papa Wojtyla, Papa Francesco sono entrate nel cuore di credenti e no, a differenza di un papa come Ratzinger e di un Paolo VI decisamente più ermetici, in particolare il papa tedesco di cui pochi ricordano un momento. Un’espressione, una frase.

Per alcuni osservatori certo non  bigotti, la scelta di Leone comunque è all’altezza del difficile quadro politico internazionale, con la sfida di costruire una Chiesa più partecipata per rilanciare il suo monito di pace e disarmo.

Di certo si tratta di un papa che, come Papa Bergoglio, conosce e ha condiviso da missionario il mondo dei poveri e delle bidonville. La scelta di un pontefice di origine latina,  la dice lunga sul peso che ormai ha il cattolicesimo latino americano rispetto a quello europeo alquanto in crisi.

L’attenzione anche nei paramenti alla tradizione posta da Leona vuol essere un segnale per la fine delle forti tensioni che hanno animato le diverse componenti, specie conservatrici,  presenti all’interno del Vaticano.

Si vedrà se anche Leone come aveva iniziato a fare Francesco, riuscirà a tagliare privilegi e sprechi , e riportare un equilibrio i bilanci malandati del cupolone. Certo per quanto riguarda la comunità Lgbt non pare si riscontrino particolari passi avanti nel solco di una tradizione ma è presto per dare giudizi partendo da vecchie prese di posizione. Certo anche la Chiesa risulta corresponsabile di un quadro che permane pesante e drammatico in molte realtà del globo. Si spera, mentre un vento iper conservatore, populista e intollerante continua a soffiare in Occidente.

Intanto i programmi sulla Chiesa del conclave han toccato punte vertiginose nella giornata della fumata bianca con share al 44% e 14 milioni di telespettatori. Un segno di quanto non si vada a messa ma si è sempre legati a cosa emerge da quel Cupolone che parla al mondo da oltre due millenni.