Tutti pazzi per lo “Squalo”

Le auto vintage tirano fortissimo. Sempre più club di auto d’epoca, listini prezzi delle “storiche” alle stelle, caccia senza fine alle “vecchie signore” di ogni epoca. Una ricerca di Google Analytics ha evidenziato un’impennata vertiginosa del 90% in più di visite alle pagine e ai siti web che offrono auto storiche. Il dato ha spinto uswitch.com/car-insurance ad approfondire la tendenza attraverso gli hashtag di Instagram, individuando cosi le dieci automobili dei sogni del popolo “social”.
La più desiderata è la Citroën DS, il famosissimo “Squalo”, prodotto dalla casa francese dal 1955 al 1975, per poi passare direttamente al mito. Progettata da Paul Magès e Andrè Lefèbvre, la sigla DS sta per Désirée Spéciale e il soprannome deriva dalla forma a “squalo”, assolutamente avveniristica per quei tempi.
Secondo posto per la Jaguar E-Type serie 1, l’auto che sogna ogni gentleman. Terzo gradino del podio per la prima delle italiane, la Fiat 124 Sport Spider, prodotta dal 1966 al 1981, apprezzata in particolare all’estero, anche la più economica delle top 10, con un prezzo di partenza di appena 10.000 euro. Seguono in classifica: la Ferrari 250 GTO, la Lamborghini Miura, la semisconosciuta Volvo P 1800 (presentata al Salone di Bruxelles 1960, una delle più ricercate da collezionisti e restauratori), la De Tomaso Pantera, la Ferrari 308 GTS, l’Aston Martin DB4 GT Zagato (11 milioni di dollari: per molti, ma non per tutti…) e la biposto Austin Healy.
Scegliete voi quella che preferite.
Ce n’è davvero per tutti i gusti, per tutte le passioni e…per tutte le tasche…

Carolina Morace, la prima vera opinionista di calcio

Si è fatto un gran parlare, in questi giorni, di Katia Serra, l’ex calciatrice ora commentatrice tecnica in tv, anche per la finale degli Europei Inghilterra-Italia. In un tripudio di “prima volta di una donna che commenta il calcio in televisione”, è doveroso ricordare che – nella realtà dei fatti – la prima vera opinionista di calcio di sesso femminile è stata la mitica Carolina Morace, oggi 57 anni. Una stella assoluta, a livello mondiale, del calcio femminile e una donna con una storia speciale, tutta sua. Oltre ad essere stata per vent’anni attaccante della nazionale azzurro (e anche capitana), segnando raffiche di gol con tutte le squadre con cui ha giocato, è diventata anche la prima (e finora unica) allenatrice a guidare una squadra maschile professionistica di calcio (la Viterbese, nel 1999), anche se – con il vulcanico presidente Gaucci – durò appena 100 giorni e tre partite di campionato, quando si è dimessa dopo l’intenzione del patron di licenziare la sua vice Betty Bavagnoli e il suo preparatore atletico. In tempo, tuttavia, per essere inserite nella classifica di “Time” delle donne che, a quel tempo, stavano cambiando l’Europa, unica italiana insieme a Emma Bonino.
Poi, tante esperienze in Italia (anche la nazionale femminile) e in giro per il mondo (Canada, Trinidad), panchine prestigiose, come Milan e Lazio. E, ancora più importante, il suo “coming out”, pubblicato nella biografia “Fuori dagli schemi”, in riferimento alla sua omosessualità.
Carolina Morace è sposata dal 2012 con Nicola Jane Williams, ex giocatrice e allenatrice nata in Inghilterra e cresciuta in Australia. Vivono insieme, allenano insieme, stanno bene insieme, hanno mille progetti insieme…
Carolina Morace, la prima in tutto.
Insomma: (ri)date a Carolina quel che è di Carolina.

Adieu, “France Football”

Con molto dispiacere, apprendo dall’edicolante da cui vado quando sono a Lione che – da due mesi – “France Football”, storica rivista sportiva francese (nata nel 1946) che ha inventato il Pallone d’Oro, non esiste più.
Prima usciva il martedì e il venerdì, poi negli ultimi anni solo il martedì, ora si è ridotto a supplemento mensile del sabato del quotidiano L’Equipe, venduto “a panino”, nemmeno separatamente.
Anche e soprattutto per “colpa” del web, la crisi dell’editoria è irreversibile.
Del resto, anche il mitico “Guerin Sportivo” è diventato mensile. Ma almeno si può comprare solo quello, senza doverlo abbinare ad un altro giornale.
Va così.
Che tristezza, però.

Campioni d’Europa!

Chi l’avrebbe detto? La nazionale senza star di Roberto Mancini ha vinto gli Europei 2020 (giocati nel 2021). 
I rigori, stavolta, ci hanno portato bene. Troppe volte ci avevano puniti.
Ma in questo caso, li abbiamo tirati bene. Prima la Spagna, poi l’Inghilterra. (Ab)battuti ai tiri dal dischetto.

E dopo 53 anni, da quel 1968 baciato in fronte persino da una monetina fortunata, siamo tornati sul tetto d’Europa. E pensare che tre anni fa non ci eravamo nemmeno qualificati ai mondiali (vero, Ventura?)…
E vince l’Italia del gruppo, dei veterani Chiellini e Bonucci, del fantasioso Insegne, del velocista Chiesa (figlio d’arte), dei “provinciali” Locatelli e Berardi, dei bomber… che non segnano Immobile e Belotti, dello sconosciuto terzino Di Lorenzo, dello sfortunato Spinazzola, del regista Verratti, del corridore Barella, l’Italia che è una squadra che è stata veramente squadra…
E adesso sotto con i Mondiali in Qatar, che si giocano appena tra un anno e mezzo, da novembre a dicembre 2022. 
Detto questo e tributato il giusto omaggio ai neocampioni d’Europa, per me l’11 luglio – quello vero – resta sempre solo e comunque del 1982 (grazie indimenticabile Pablito).