In Italia eutanasia e suicidio assistito sono illegali. Il 21 dicembre 2012 viene depositata in Cassazione una proposta di legge dal partito radicale. La prima firmataria fu Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni. Viene poi avviata la campagna «Eutanasia Legale» che raccoglie – e deposita in Parlamento – 67 mila firme. «Il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia» scrive nel 2014 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio all’Associazione Luca Coscioni. I sostenitori arrivano da ogni settore: Vasco Rossi, Margherita Hack, Roberto Saviano, Rocco Papaleo, Umberto Veronesi, Platinette, Selvaggia Lucarelli, tra gli altri. Il 3 marzo 2016 inizia la discussione sulla proposta di legge nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali. A settembre, sono più di 100 mila i cittadini che hanno firmato la petizione
L’eutanasia è stata legalizzata in Belgio nel settembre del 2002 ed è uno dei pochi Paesi in cui la pratica è consentita. Ma è anche l’unico – al mondo – dove si è deciso di estenderla anche ai minorenni. La legge arriva il 13 febbraio del 2014. I genitori devono fare richiesta al medico curante, il quale sottopone il caso al Dipartimento di controllo federale e valutazione dell’eutanasia, responsabile di dare il consenso a procedere dopo avere (anche) esaminato lo stato mentale del paziente. Necessario inoltre il suo consenso, dopo quello dei genitori. Il primo caso arriva due anni dopo l’entrata in vigore della legge: la notizia viene riportata dal giornale fiammingo Het Nieuwsblad. Nessun dettaglio su chi sia il minore che ha scelto la morte assistita. Né dal capo del Dipartimento, Wim Distelmans, che ha specificato che si tratta di un caso eccezionale: «Fortunatamente ci sono pochissimi casi di bambini che ci vengono sottoposti, ma questo non significa che dobbiamo rifiutare loro il diritto a una morte dignitosa».
L’Olanda è stata il primo Paese a legalizzare l’eutanasia, nell’aprile del 2001. Anche qui è possibile applicare la pratica della morte assistita sui minori ma c’è un limite d’età. Il paziente deve avere almeno 12 anni. Accettata anche per i neonati. Nel giugno 2015 l’associazione dei pediatri olandesi ha chiesto di rimuovere la soglia anagrafica, ma ancora la legge non è stata modificata.
Il Lussemburgo è il terzo – e ultimo – Paese europeo in cui l’eutanasia è legale. La legge entra in vigore nel marzo del 2009. Prevede che non venga sanzionato penalmente e non possa dar luogo ad un’azione civile per danni «il fatto che un medico risponda ad una richiesta di eutanasia».
Altri Paesi europei accettano il cosiddetto «suicidio assistito» o l’eutanasia «passiva». Il primo caso prevede che sia il malato ad agire concretamente per togliersi la vita, ma con l’assistenza di un medico. Mentre con il secondo termine si intende l’interruzione delle cure. Ammesse in Spagna, in Svizzera – se prestato senza motivi egoistici e garantito anche per i cittadini stranieri – e Germania. Qui nel 2015 arriva il voto del Parlamento, a patto che non ci sia uno «scambio commerciale». Non c’è nessuna legge a regolamentare l’eutanasia attiva, ma è accettata se c’è la chiara volontà del paziente. In Svezia arriva il via libera nell’aprile del 2010. In Francia c’è una parziale accettazione, con l’autorizzazione di due medici, mentre in Gran Bretagna è autorizzato solo in casi estremi.
La Colombia è l’unico Paese – oltre a Olanda, Belgio e Lussemburgo – ad aver legalizzato l’eutanasia. Il primo caso a luglio del 2015: un uomo di 79 anni con un cancro terminale chiede di poter mettere fine alla sua vita. Da qui, il dibattito e la decisione del ministero della Salute. Fondamentale è la volontà del paziente, e quindi la sanità mentale perché sia in grado di decidere con lucidità.