Per tutti quelli che “volevano solo fare i giornalisti”, Tito Stagno è sempre stato una figura leggendaria. E’ lui che ha fatto la “telecronaca” dello sbarco (reale o fittizio? Non lo sapremo mai con certezza) dell’Uomo sulla Luna, quell’indimenticabile 20 luglio 1969.
Io non c’ero ancora, sarei nato di lì a cinque mesi, per cui l’epopea di quella straordinaria notte italiana con il naso all’insù, raccontata in tv da Tito Stagno (aveva 39 anni, quella notte…), l’ho semplicemente sentita raccontare, tante e tante volte, in 50 anni e oltre. Ma poi il “giornalista della Luna” ho imparato a conoscerlo, vedendolo fare – in tv – altre cose, come condurre “La Domenica Sportiva”, un tempo appuntamento imperdibile per gli appassionati di sport, non solo di calcio. Ma per tutti, anche per mio padre che lo rivedeva in televisione, era sempre e comunque “il “giornalista della Luna”.
E così è rimasto, per tutti.
Una figura mitologica, così come – ad esempio, per me – Lello Bersani, il leggendario cronista dei festival cinematografici, quello che mi rubava il ciuccio (me lo diceva la mia mamma, per giustificare la sparizione del ciuccio: cosa che non dimenticherò mai e che perdonerò mai a Lello Bersani)…
Lello Bersani ci ha lasciati da 20 anni.
Tito Stagno ci ha lasciati l’altro giorno, a 92 anni.
Un pezzo di storia della televisione, un pezzo di storia della Luna.
Quasi come l’Apollo 11, quasi come Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins (un mito anche lui, sebbene quella notte rimase ai comandi e non potè mai raccontare ai nipotini di aver messo piede sulla Luna).
3Feb