Ore e ore di “tv del dolore”. Non sulla tragedia dei migranti in Calabria, no. Ma sulla morte di Maurizio Costanzo. Mediaset non parla d’altro da quattro giorni, la Rai più o meno la stessa cosa. Nemmeno per Ratzinger e Wojtyla, cosi tanto.
Ma fanno bene. Acchiappano l’interesse del pubblico, del loro pubblico. Numeroso, in qualunque fascia d’età. Una platea sterminata di telespettatori che diventano “amici”, a tal punto da chiedere un selfie per ricordo.
Un livello nazional-popolare, creato proprio con l’aiuto delle trasmissioni di Costanzo, di qualità più alta, e della vedova di Costanzo, di qualità più bassa, che rispecchia però fedelmente l’interesse della nostra società, interessata soprattutto ai fatti dei Vip: vita morte e miracoli.
Ma non è grave, succede.
Anch’io qualche giorno fa ho fatto un selfie con un personaggio famoso, Giacomo Agostini, incontrato per caso. Chi non vorrebbe avere un selfie con un Vip?
Anch’io qualche giorno fa ho fatto un selfie con un personaggio famoso, Giacomo Agostini, incontrato per caso. Chi non vorrebbe avere un selfie con un Vip?
In questo mondo, del resto, conta più essere famosi che ricchi, credo.
Purtroppo i migranti, in questo, non fanno notizia. Non erano famosi.
“La tv del dolore”, tranne qualche servizio nel Tg, non è fatta per loro.