Ma le avventure della profiler continueranno… E io, intanto, mi leggo quelle che ancora non ho letto!
Il caviale non più solo come delizioso status-symbol gastronomico, ma anche lussuoso ed efficacissimo prodotto per la bellezza della pelle e del corpo. Benchè il caviale sia usato da tempo in cosmetica, soltanto negli ultimi tempi ha ottenuto – anche in questo settore- il successo e la considerazione che merita.
E sgombriamo subito il campo dai dubbi sui prezzi potenzialmente stratosferici delle creme al caviale: in genere, più costose della media, ma in linea con il mercato d’elite. Tranne per alcuni prodotti di assoluta “eccellenza”.
La più grande qualità del caviale in ambito cosmetico? Combatte l’invecchiamento della pelle, lasciandola liscia e luminosa.
Le creme al caviale sono un toccasana per avere un aspetto più giovane e tonico: è un concentrato di proteine, aminoacidi, acidi grassi, lipidi, minerali e vitamine A, B1, B2, B6 e D, particolarmente indicato per uomini e donne in età matura che vogliono contrastare i segni del tempo.
Creme, sieri e maschere al caviale: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dall’elisir anti-age al contorno occhi, dalle maschere viso ai trattamenti per le labbra e alle creme per le mani, fino al “Vitabay” alle perle di caviale – un eccellente siero in gel anti-invecchiamento – e al “Locherber Green Caviar”, un mix tra cellule staminali vegetali e caviale botanico, da utlizzare come straordinaria crema anti-age.
Nei negozi di cosmetica, questi sono prodotti che, in confezioni da 30 ml, si possono trovare a 60-70 euro, qualcuno di questi prodotti anche prezzo inferiore.
Il livello sale con la crema Caviar Matis, 100% di caviale francese con ricco contenuto di Omega3, proteine, minerali e citamine al collagene marino alla rosa damascena. Confezioni a partire da 156 euro.
Ma il vero “deluxe” comincia con i prodotti “hors catégorie“, come la preziosa crema al caviale La Prairie, l’apice del lusso in fatto di skincar, con tecniche di bioingegneria per arricchire l’estratto di caviale naturale con gli ingredienti più efficace: in questo caso, una confezione grande costa 1.154 euro! 478 euro quella più piccola…
Che sia a tavola o sulla pelle, in definitiva il caviale resta sempre e comunque un prodotto di lusso: adesso per avere un buon caviale, però, non bisogna più andare al ristorante, bensì in una boutique di cosmetica…
“Accetterei con dispiacere la notizia di un figlio gay: come se fosse milanista, diverso da me. Un padre etero vorrebbe che il figlio fosse come lui”.
Frase molto infelice di Ignazio La Russa, che prima di essere un padre più o meno orgoglioso e un focoso tifoso dell’Inter, dovrebbe ricordarsi – ma se ne dimentica spesso – di essere il Presidente del Senato dela Repubblica, la seconda carica dello Stato in Italia.
Intervistato dal programma Rai “Belve”, La Russa prova a spiegarsi, ma peggiorando le cose: “Leggo di tante critiche che vengono da chi non ha neanche visto il programma, visto che va in onda stasera, senza capire il contesto. A una domanda specifica ho risposto che avere un figlio gay sarebbe un piccolo dispiacere, ma non un problema. Poi mi è capitato sul serio: uno dei miei figli andava allo stadio a vedere il Milan, e per me è stato un piccolo dispiacere, nulla di più”.
Apriti cielo, per l’ennesima gaffe di La Russa.
Subito sono arrivati commenti al vetriolo, nei confronti del numero uno di Palazzo Madama: “Avere un padre con i busti di Mussolini in camera da letto, quello si che è un dispiacere”, ha scritto su Twitter il deputato PD Alessandro Zan.
Rincara la dose Elly Schlein, in corsa per la segreteria del Partito Democratico: “L’unica sciagura per le famiglie italiane è avere la seconda carica dello Stato che fa dichiarazioni omofobe, sessiste e nostalgiche dimostrando la totale inadeguatezza al ruolo istituzionale che ricopre”.
La figuraccia di La Russa è continuata a livello planeterio, con siti e giornali di mezzo mondo che hanno ripreso la sua infausta affermazione.
Adesso, il vulcanico Ignazio dirà che “era una battuta” e che è stato “mal interpretato”, ma per lui vale in assoluto il sempre valido consiglio: il bel tacer non fu mai scritto.
I parlamentari spagnoli hanno definitivamente adottato la normativa che consente alle persone di cambiare sesso attraverso una semplice dichiarazione amministrativa. La decisione ha scatenato un acceso dibattito all’interno della stessa coalizione di sinistra al potere.
Proprio questo e altri aspetti del testo sono stati a lungo oggetto di polemiche che hanno provocato divisioni all’interno del movimento femminista spagnolo: in particolare, una parte delle femministe si dice contraria a questa norma in quanto vede in essa problemi potenziali di “insicurezza giuridica”, di applicazione di politiche contro la discriminazione delle donne e per quanto riguardo l’autodeterminazione dei minori di 18 anni.
Il Congresso spagnolo dei deputati ha approvato in via definitiva anche la riforma sulla salute sessuale e riproduttiva e l’interruzione volontaria della gravidanza che introduce il congedo mestruale, sovvenzionato dallo Stato, con certificato medico, per chi soffre di mestruazioni dolorose e invalidanti.
Lo stesso provvedimento garantisce l’aborto “libero e sicuro” nelle strutture pubbliche a partire dai 16 anni e introduce in Spagna la distribuzione gratuita di assorbenti e prodotti di igiene intima per il ciclo mestruale in scuole, carceri ed enti pubblici.
Il provvedimento è stato approvato con 185 voti a favore e 154 contrari.
Raquel Welch, un mito di bellezza, per sempre.
L’attrice americana è scomparsa ieri (mercoledi 15 febbraio 2023) all’età di 82 anni, dopo una breve malattia .
Era diventata un sex symbol del cinema dopo essere apparsa in un bikini di pelle di daino nel film “Un milione di anni fa”, uscito nel 1966.
All’anagrafa Jo-Raquel Tejada, nata a Chicago nel 1940, da padre boliviano e madre americana, la Welch si sposata quattro volte, conservando per sempre il cognome del primo marito, sposato a 18 anni, con il quale è diventata famosa negli anni ’60.
In Spagna, la violenza nei confronti della donne sembra un male endemico impossibile da estirpare, e con l’entrata in vigore delle nuove norme sulla libertà sessuale, la cosiddetta legge “Solo Sì è Sì“, il braccialetto elettronico assume nuovo vigore.
I braccialetti di controllo sono dispositivi che geolocalizzano sia la vittima che l’aggressore e inviano un avviso quando quest’ultimo viola la distanza di sicurezza imposta.
La magistrata Victoria Rosell, delegata del governo di Pedro Sanchéz contro la violenza di genere, spiega che le vittime di abusi e stupri potrebbero ottenere questo dispositivo di sorveglianza telematica in meno di 24 ore, in caso di ordine del tribunale, quando l’autore del reato sessuale viene scarcerato.
Tuttavia, il numero di braccialetti distribuiti non è stato reso noto per motivi di sicurezza.
La legge sulla libertà sessuale, definita – appunto – “Solo Sì è Sì”, è entrata in vigore il 7 ottobre 2022, di fatto cancellando – tra le altre cose – il reato di “abusi sessuali” ed equiparandolo a violenza sessuale a tutti gli effetti.
Due mesi dopo l’entrata in vigore della nuova legge, però, dicembre è diventato il mese con il maggior numero di femminicidi in Spagna (11) dal 2015.
I braccialetti di controllo telematico hanno dimostrato la loro efficacia sin dalla introduzione, nel 2009, poiché nessun utente di questo servizio è stato assassinato dal proprio partner o ex partner.
Attualmente sono 3.015 attivi e circa 1.300 ancora disponibili.
Tra gli altri sistemi di sicurezza, inoltre, esiste il sistema Viogén, un programma informatico – avviato nel 2007 – utilizzato dai corpi di polizia spagnoli, che valuta il rischio di recidività del reato, quindi il fatto che un uomo possa tornare ad aggredire la sua compagna o ex compagna.
Nonostante il 2022 sia stato l’anno in cui si è registrato il minor numero di femminicidi in Spagna, 46 in tutto (in Italia sono stati quasi il triplo: 120!), dal 2003 ad oggi, i casi in aumento di dicembre e gennaio (addirittura quattro in un giorno solo!) alzano la soglia di preoccupazione.
Secondo il ministro spagnolo degli Interni, Fernando Grande-Marlaska, è ora di mettere fine a quello che definisce “terrorismo machista”.
È morta Gina Lollobrigida. Grande protagonista del cinema italiano, era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni.
Lo scorso settembre l’attrice, che una generazione ha conosciuto come la Bersagliera, era stata dimessa dalla clinica, dopo una caduta in casa che le aveva causato una frattura del femore per cui era stata operata. Già quattro anni fa la Lollo era finita in ospedale proprio per un incidente domestico. In quell’occasione l’attrice fu presa in cura dai sanitari del Sant’Eugenio, ospedale a poca distanza dalla sua villa sull’Appia Antica, e dimessa un paio di giorni dopo.
L’incidente al femore è avvenuto a due settimane della tornata elettorale del 25 settembre in cui la Lollobrigida era candidata a Latina al collegi o uninominale del Senato, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’, che riunisce Partito comunista, Patria socialista, Azione civile, Ancora Italia e Riconquistare l’Italia.
In carriera si è aggiudicata, tra gli altri, sette David di Donatello: la sua fama è legata al nuovo cinema italiano del neorealismo: lavora con Pietro Germi (“La citta’ si difende”) e con Carlo Lizzani (“Achtung banditi”) alla metà esatta del secolo scorso ritagliandosi ruoli di vigorosa passionalita’ popolana in cui affina una recitazione da autodidatta imprimendole la sua personalità.
Il primo successo personale è però fuori dai confini: il francese “Fanfan la Tulipe” con Gerard Philipe nel 1952. Recita per Rene Clair, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli e Steno, Mario Soldati e finalmente diventa diva in patria con il trionfale “Pane amore e fantasia” di Luigi Comencini (1953) compreso il fortunato seguito sempre in coppia con Vittorio De Sica.
Negli ultimi anni si era dedicata anche a altre arti fotografia e scultura in modo particolare.
I suoi ultimi anni sono stati contrassegnati anche da vicende giudiziarie. Dal 2021 la diva aveva un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale per tutelare il suo patrimonio, così come richiesto nell’azione legale dal figlio Andrea Milko Skofic. Al centro dell’attività di indagine dei pm di piazzale Clodio è l’ex manager dell’attrice, Andrea Piazzolla, rinviato a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace. Con lui è finito a processo anche Antonio Salvi, l’uomo che avrebbe fatto da intermediario con una casa d’aste per la vendita di circa 350 beni di proprietà della Lollobrigida.
Luigia Lollobrigida nasce a Subiaco nel 1927 e, contrariamente all’immagine popolare che si è incollata addosso, è figlia di agiati borghesi (il padre è un facoltoso produttore di mobili) ridotti quasi alla povertà dai bombardamenti alleati sulla sua regione. Trasferitasi a Roma ancora occupata dai nazisti, la famiglia si arrabatta in ristrettezze economiche tanto che la giovane Gina si paga parte degli studi all’istituto di Belle Arti vendendo disegni e caricature o comparendo in qualche fotoromanzo col nome d’arte di Diana Loris.
Ha piglio, carattere, volontà di riscatto e così coglie quasi per caso l’opportunità di un concorso di bellezza per farsi notare e spiccare il volo verso l’edizione 1947 di Miss Italia a Stresa dove arriva seconda ma conquista pubblico e giudici. È ormai leggenda che a quelle finali dovette lasciare il passo solo a Lucia Bosè, sbaragliando invece rivali come Gianna María Canale, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago. Esordisce a teatro ad appena 17 anni e poi cerca fortuna come comparsa a Cinecittà, forte di una piccola notorietà nel mondo dei fotoromanzi.
Contrariamente a quel che si pensa di lei, la più celebre “maggiorata” del cinema italiano insieme a Sophia Loren (di sette anni più giovane), Gina Lollobrigida diventa famosa prima all’estero che in Italia ed è per molti decenni l’unica diva italiana (insieme ad Alida Valli) amata dai registi americani.
Il primo ad accorgersene è il magnate con passioni artistiche Howard Hughes che nel 1950 la porta a Los Angeles con la promessa di un ricco contratto in esclusiva. Gina però ha il carattere di un “cavallo di razza” e capisce in fretta che quella gabbia dorata non fa per lei. Richiude in fretta le valigie, torna a Roma, subisce la vendetta di Hughes che non la farà lavorare in America fino al 1956 e abbraccia il nuovo cinema italiano del neorealismo: lavora con Pietro Germi (“La città si difende”) e con Carlo Lizzani (“Achtung banditi”) alla metà esatta del secolo scorso ritagliandosi ruoli di vigorosa passionalità popolana in cui affina una recitazione da autodidatta imprimendole la sua personalità. Il primo successo personale è però fuori dai confini: il francese “Fanfan la Tulipe” con Gerard Philipe nel 1952. Recita per René Clair, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli e Steno, Mario Soldati e finalmente diventa diva in patria con il trionfale “Pane amore e fantasia” di Luigi Comencini (1953) – per il quale sarà poi l’indimenticabile fata Turchina delle sue Avventure di Pinocchio per la tv – compreso un fortunato seguito sempre in coppia con Vittorio De Sica.
Il terzo episodio della serie (a firma Dino Risi) segnerà invece l’inizio della rivalità (molto più presunta che reale anche se una sola volta e in tarda età hanno recitato insieme) con Sophia Loren.
La Lollo, come la chiamano tutti, rifiuta la parte e Sophia la rimpiazza, come accadrà del resto più volte nel decennio successivo. Intanto Gina coglie decine di successi all’estero: lavora con John Huston e Robert Siodmak, recita con Burt Lancaster e Frank Sinatra, è una magnifica Esmeralda in coppia con Anthony Quinn ne “Il gobbo di Notre Dame”, passa da Errol Flynn a Yul Brynner, accetta la sfida di doppiarsi in francese e cantare da soprano (ne “La donna più bella del mondo” in coppia con Vittorio Gasmann per cui vince il suo primo di 6 David di Donatello). La sua carriera sul set è meno lunga della sua vita artistica solo perché all’inizio degli anni ’70 decide che la sua passione la porta altrove: lascia il cinema (a cui tornerà solo vent’anni dopo) per diventare fotografa, cogliendo spettacolari successi nell’arte del ritratto immortalando divi e uomini politici (tra cui Fidel Castro), compagne d’avventura della sua vita precedente e grandi artisti. Ma la sua sete di vita la porterà ancora altrove: si cimenta come scultrice e con le sue mostre fa il giro del mondo. Ben più tormentata la vita personale: si è sposata una sola volta (nel 1949 col medico sloveno Milko Skofic da cui ebbe un figlio e da cui divorziò nel 1971), passati i 90 anni, ha rivelato di essere stata stuprata giovanissima spiegando che questo dolore aveva segnato tutta la sua vita, non ha mai ammesso o smentito episodi amorosi legati ai grandi attori con cui ha lavorato e che per lei avevano perso la testa.
Nel 2006 ha annunciato di voler sposare lo spagnolo Javier Rigau ben più giovane di lei, ma poi il matrimonio fu negato da entrambi e comunque annullato dalla Sacra Rota. Ancora oggi battaglia in tribunale col figlio Andrea Milko Skofic che accusa un collaboratore della madre di averla raggirata sottraendole buona parte della sua fortuna. Fino alla caduta accidentale in casa dello scorso settembre, con la frattura del femore che l’ha costretta a un intervento, giudicato perfettamente riuscito, ha vissuto da sola nella grande villa sull’Appia Antica, senza aver nulla della diva sul viale del tramonto, tanto da accettare la candidatura alle ultime elezioni, al collegio uninominale del Senato a Latina, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’. Non era la prima volta: nel 1999 il suo nome compariva nella lista dei Democratici per le Europee. La sua vitalità ironica e la sua schiettezza nel guardare alla vita ne consegnano intatta l’immagine per tutte le generazioni che l’hanno vista icona del cinema, sex symbol italiano e ricordata nel mondo dalla stella sulla Hall of Fame di Hollywood.
La pizza più cara al mondo?
Per la cronaca: la pizza ha dimensioni poco più che normali, giusto per due persone. Se volete fare una tavolata di amici, rischia di costarvi una fortuna, a 8.300 euro ogni due persone…